Da Diano d’Alba all’India
Sulle orme di Mons.Oreste Marengo
In occasione della conclusione dell’Inchiesta diocesana sulla Sua fama di Santità
Testo e fotografie di Mario Proglio


Dibrugarh,Tezpur, Tura, Shillong sono località ormai note  a Diano d’Alba da almeno cinquant’anni. Molti ne conoscono addirittura particolarità geografiche, delle strade o più spesso dei sentieri, le condizioni di vita dei suoi abitanti, dei bambini soprattutto. Particolari che ci sono stati descritti nelle lettere e nelle  brevi  visite al paese natale da Mons. Oreste Marengo, missionario salesiano nel nord-est dell’ India per 75 anni.  Racconti duri, fatti di strade impraticabili e della mancanza delle cose più elementari per la sopravvivenza, ma anche ricchi di tanta fede, umanità e di amore per il prossimo, fatti con il sorriso sulle labbra per ammorbidire situazioni drammatiche. Rivolgeva spesso inviti ai suoi compaesani  a visitare quelli che ormai definiva “i suoi posti”, ma l’esperienza è sempre apparsa a tutti noi troppo impegnativa. Ricordo che mio padre, Suo coetaneo, ha considerato spesso  l’ipotesi di questo viaggio. Quando probabilmente avrebbe potuto permetterselo glielo impedirono gli acciacchi dell’età.  Non è solo la curiosità o lo spirito di avventura, quindi, che spinge  un gruppo di dianesi  a ripercorrere, con mezzi sicuramente più moderni, quel  lungo viaggio. Con noi don Gino Chiesa direttore dell’ufficio missionario della Diocesi di Alba, il Vicesindaco di Diano Sig.ra Pinuccia Aimasso , l’Assessore Beppe Settimo, il rappresentante della famiglia Aldo Marengo , il pittore di Langa Luigi Carbone che ha portato in dono 3 quadri.



Uno dei quadri offerti
dal pittore Luigi Carbone

Ora come allora un viaggio
certamente carico di emozioni forti.




A fianco uno dei tanti percorsi
lasciati come 90 anni fa.


A Sinistra un gruppo di Diano con Don Gino Chiesa, ripercorre i passi di Don Oreste Marengo.

A destra il gruppo con Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore generale per le cause dei santi.


Oreste arrivò a Bombay dopo 16 giorni di navigazione, poi in treno fino a Calcutta. Di lì altri 1200 Km fino a Shillong, a piedi o con mezzi di fortuna, quali dorso di elefante o carri trainati da bufali. Era il 22 dicembre 1923. Oreste aveva appena 17 anni. Fu subito bene accolto dalla popolazione, “Boy” l’unica cosa che riuscì a comprendere. Divenne sacerdote ed oltre all’inglese, lingua ufficiale, imparò 22 dialetti locali ed un’infinità di inflessioni dialettali tipiche di ogni tribù. Fu la Sua prima grande intuizione. Un indiano Garo, non è un indiano Khasi o un indiano Boro. Instancabile camminatore raggiunse tribù sparse nelle vastissime regioni dell’Assam  ed in seguito del  Meghalaya, sulle montagne imalaiane e nella pianura del Brahamaputra, tra le foreste tropicali e le piantagioni di tea, tra le piogge dei monsoni ed il sole cocente delle stagioni secche. Anche tra le zanzare portatrici di malaria che più tardi lo indebolì parecchio. Con sé sempre tanti bambini che lo seguivano dal villaggio appena passato  e gli venivano incontro dal villaggio successivo. Sapeva ascoltarli ed erano loro stessi che a poco a poco gli insegnavano i loro dialetti. Giunto al villaggio il capo rimaneva  colpito da quello “stregone straniero vestito di bianco” che parlava la sua stessa lingua. Con sé  la valigetta con l’occorrente per la Santa Messa, ma la prima ad essere usata era sempre l’altra valigia, quella contenente medicinali basilari. Perché diceva “non si può curare l’anima se si ha male al corpo”. Accettò l’incarico di fondare tre diocesi per spirito del dovere, ma anche con la convinzione che era necessario organizzare quell’intenso lavoro. L’ispettore  ed il Prefetto Apostolico ebbero però modo di riprenderlo più volte. Non gradivano che un Vescovo non fosse mai presente nella sede vescovile, sempre in cammino anche a centinaia di Kilometri con le sue due valigie. Trovò il modo di accontentare i superiori raddoppiando la mole di lavoro. Mai si sarebbe separato dal contatto diretto con la gente di strada ed i suoi bambini.






Incontrare quei bambini,
oggi divenuti adulti,  è stato commovente.
 Non vi è stato il bisogno di comprendere la loro lingua.
Bastava l’intensità dello sguardo,
la mano stretta con forza, quella carica emotiva nella voce.
Poi gli occhi umidi nel ricordare e le parole a tratti spezzate dalla commozione.
Nel nostro viaggio troviamo un popolo accogliente, disponibile, sorridente, lavoratore sincero ed onesto.
Nella povertà mantiene dignità ed orgoglio.
 Il nome di Mons. Oreste Marengo è ancora oggi, a 14 anni dalla morte, sulla bocca di tutti, ricordato ed acclamato con affetto.


Scopriamo  territori incontaminati  bellissimi con panorami mozzafiato. Le strade, ci dicono  già notevolmente migliorate, sono ancora parecchio dissestate ed in un continuo piccolo cantiere. Da Gauhati, ultimo aeroporto interno, con i mezzi moderni  35 ore di viaggio per compiere un totale di 960 Km.

Ed ancora oggi forti pericoli dovuti a contrasti tra clan di etnia Garo nella rivendicazione di maggiore indipendenza della regione del Meghalaya.
’autista che ci conduce  è locale, di etnia Garo,  conosce bene  i  posti e le circostanze.  Propone soste e cambiamenti  repentini di direzione per evitare inconvenienti. La stessa celebrazione di Tura per la chiusura della fase diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità e di segni del Servo di Dio Mons. Oreste Marengo svoltasi  lo scorso 16 febbraio è stata incerta fino all’ultimo giorno.

Il Vicesindaco di Diano d'Alba,
 Pinuccia Aimasso, tra donne di etnia Khasi



Non è difficile per  tutti noi immaginare cosa è stato in questi 90 anni. Quanti pericoli, quanti sacrifici, quante difficoltà ha dovuto affrontare e superare  Mons. Marengo per evangelizzare e aiutare quel popolo. Già conoscevamo Oreste ed il suo carattere carismatico, umile, ma forte. Ora dopo aver conosciuto i  luoghi meravigliosi  divenuti “le sue terre” ed il popolo indiano divenuto “la sua gente” è più facile capire quell’amore a prima vista.

Il viaggio in India, considerato  la conclusione  di una fase di lavoro, è ora  divenuto un nastro di partenza.

Tutto il lavoro ed i rapporti intrapresi con tante difficoltà e con tanto successo da Mons. Oreste Marengo non possono cadere nel vuoto. Le iniziative sono tante.  Chi desidera approfondire non esiti a chiedere informazioni, anche solo per trasmettere un proprio sentimento o una propria opinione.





info@monsorestemarengo.it


Mons. Oreste Marengo



 




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Le scuole gestite dai Salesiani sono aperte anche ai più poveri
 

Scuola professionale di Falegnameria





Lungo la strada ognuno vende le proprio cose.
Sotto il mercato della carne.